Filande, filandine e filandere
Concerto di
canzoni lombarde di filanda
Rosa delle Voci:
Francesca Biava, Sonia Buoli, Roberta Locatelli, Laura Rottigni, Mirella Valota, Giuliana Verzeroli
Fisarmonica: Gigi Zonca
Flauto: Giovanni Bertocchi
Percussioni: Raffaele Di Gioia (Enrico Brugali, Angelo Tasca)
Chitarra e arrangiamenti: Gianpietro Bacis
La filanda della Rasica di Osio Sopra, ha segnato profondamnte la vita della gente di tutta la zona, a partire dalla metà del 1800 fino alla fine degli anni ’60.Ha conosciuto il suo periodo di
massima occupazione a partire dalla fine del 1800 con
la proprietà di certo Gugliemo Scröder,
proprietà ceduta, allo scoppio della 1° guerra mondiale, al conte Orsi Mangelli e prese il nome di SAOM, Società Anonima Orsi Mangelli. Lo stesso proprietario possedeva già da tempo un’altra filanda a Forlì: la OMSA (Orsi Mangelli Società Anonima) attiva e prospera a tutt'oggi.
In quel periodo tutte le ragazze del paese erano impegnate nella filanda per almeno sei o sette mesi; mentre, dalla metà del mese di Aprile fino alla metà di Giugno, in tutte le case della zona veniva allevato il baco da seta, impegnando in questa attività tutti i membri della famiglia contadina.
In omaggio a questo mondo e per non
disperdere il ricco patrimonio di tradizione orale sull’argomento, abbiamo
raccolto in un libretto una serie di canzoni diffuse in bergamasca e, più in
generale, in tutta la Lombardia, legate alla filanda e all’allevamento del baco
da seta. Le canzoni diventano inevitabilmente il pretesto per parlare della
civiltà contadina, fissare storie, filastrocche conte e racconti della stalla e
descrivere, nel dettaglio, le attività legate alla gelsi-bachicoltura e alla
trattura e filatura dei bozzoli nella filanda della Rasica,
alla quale è dedicato un intero capitolo.
Nella seconda parte di questo
progetto, abbiamo prodotto un concerto di canzoni dal titolo: Filande,
filandine e filandere.
Durante il concerto vengono
proposte alcune delle canzoni raccolte, intercalate da proiezione di
diapositive e brevi spunti in grado di favorire la comprensione dei brani in
programma che spesso citano termini tecnici specifici dell'allevamento dei
bachi e del lavoro in filanda.
Per una durata complessiva di 80 minuti, si alternano quattro voci femminile affiancate da
chitarra, fisarmonica, flauto e percussioni che accompagnano lo spettatore alla
scoperta o alla riscoperta di quel mondo.
L’epopea delle filande coincide con un periodo fondamentale della nostra storia, periodo che ha avuto il gravoso compito di traghettare la provincia lombarda, e non solo, dalla dimensione contadina a quella preindustriale e industriale del 1900, coinvolgendola in una trasformazione epocale che ha visto le donne, fino allora relegate ai lavori di massaie fra le mura domestiche, affacciarsi sulla scena sociale e lavorativa. Questa la ragione per cui le storie e le atmosfere raccontate dalle canzoni in programma rimangono a tutt’oggi profondamente scolpite nell’immaginario collettivo.
Per scaricare la copia integrale dell'opuscolo con testi, note e partiture, contattare info@asscolombera.it
Gruppi
di filatrici della filanda "La Rasica"
all'inizio del 1900 - Osio Sopra (BG)
Altre immagini della Filanda
dal catalogo Orsi-Mangelli
Abbiamo segnalato il progetto a Fabrizio Poggi che ci ha gentilmente risposto:
Gentile Gian Pietro ... Complimenti per il prezioso lavoro che state svolgendo. Ho visitato il sito e ascoltato la canzone in MP3. Davvero bella e commovente. Estendi per favore i miei complimenti a tutti i componenti il gruppo. Ancora bravi! Con reciproca ed armonica stima.
Fabrizio Poggi (Turututela)
Copertina della rivista |
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Date:
2006 Domenica 3 Dicembre ore 16,00 - Ex Bagno Tintura Filanda Rasica - Osio Sopra (BG)
2007 Sabato 17 Marzo 2007 ore 20,40 - Sala Consiliare - Spirano (BG)
Martedì 14 Agosto ore 21,00 - Piazzetta Colombera - Osio Sopra (BG)
Venerdì 14 Settembre ore 21,00 - Piazza Municipio - Boltiere (BG)
Domenica 16 Dicembre ore 15,00 - Centro Ricreativo Valtesse - Via P. Ruggeri, 34 - Bergamo Valtesse
2008 Domenica 20 Aprile ore 17,00 - Rassegna 'Ndem a cantà - Sede compagnia Gli Zanni - Via Simone Elia 2, Ranica (Bg)
http://www.glizanni.it/zanni1.pdf http://www.glizanni.it
Domenica 7 Settembre ore 18,00 - ISOLAFOLK Suisio (Bg) - Stall del Nano
Domenica 12 Ottobre ore 16,00 - Costa di Mezzate - Festa contadina
2009 Domenica 6 Settembre ore
20,30 - ISOLAFOLK XIX edizione Suisio (Bg) - Stall del Damì - http://www.isolafolk.it
Album Fotografico partecipazione a Isola Folk 2009
Domenica 24
Dicembre ore 15,30 - Ranzanico al lago (BG) -
Oratorio S. Bernardino
2010 Sabato
25 Settembre ore 20,45 - Canonica d'Adda (BG) - Centro diurno Anziani - Via
Locatelli, 34
2011 Domenica 13 Novembre ore 18,00 – S. Paolo D’argon – Ex Filatoio Via
Giovanni XXIII
Sabato 10 Dicembre ore 22,00 – Terra e Madre Day – Al Vecchio Tagliere – ZANICA, Via Libertà 86
2013 Domenica
24 Marzo ore 17,00 - Ranica (BG) - Centro Culturale - Rassegna 'Ndem a cantà
Domenica
16 Giugno ore 16,00 - Osio Sotto (BG) - OSIOFOLK 2013 - XIII Edizione
2014 Martedì 12 Agosto ore 21,00 - Osio Sopra (BG) - Stal del Cìrcol Via XXV Aprile
Il concerto è
stato rinviato, causa maltempo a Lunedì 18 Agosto
Alle canzoni
di filanda sono state aggiunte alcune canzoni di "Moretti, maritate e
carrettieri"
2015 Giovedì 16 Luglio ore 21,00 - Presezzo (BG) - Slargo ex filanda Merloni-Steiner Via Vittorio Veneto
Per contatti e informazioni
oppure telefonare ai referenti organizzativi
Mirella Valota, tel. 338 7488945
Gianpietro Bacis tel. 035 501029
LE CANZONI IN SCALETTA
La mia morosa cara la fa la filandera
La nostra società l'è la filanda
Le foto del concerto del 14 Agosto 2007
in piazzetta Colombera a Osio Sopra
organizzato in collaborazione con AVIS e Amministrzione Comunale
Concerto del 3 Dicembre 2006
ex-bagno tintura delle filanda della Rasica
a Osio Sopra
Alcune foto scattate a Presezzo nel 2015
Alcune registrazioni
Póvre filandére
Il fatto drammatico, destinato a segnare la storia del
lavoro femminile avvenne però l’anno successivo, esattamente alle ore 17 di
Sabato 25 Marzo del 1911, alla Triangle Shirtweist Company una ditta tessile di NewYork,
quando al sesto piano dell’edificio scoppiò un violento incendio che si propagò
immediatamente ai piani superiori.
Al nono piano lavoravano le ragazze irregolari, perlopiù
italiane ed ebree, senza permesso di soggiorno e le ragazze americane di età
inferiore ai 12 anni, senza il libretto di lavoro.
Dopo l'ingresso delle ragazze le porte del nono piano
venivano chiuse a chiave dai proprietari perché le irregolari non venissero
scoperte durante eventuali ispezioni: a porte chiuse le ragazze rimasero
imprigionate fra le fiamme senza via di scampo.
L’emozione e lo sdegno furono enormi in tutto il mondo e più di 100.000 persone, una folla enorme per quel tempo in cui gli spostamenti non erano così agevoli, parteciparono ai funerali, accompagnando in silenzio le 146 bare delle filandere della Shirtweist nel cuore di Manhattan.
In onore di queste ragazze tragicamente scomparse abbiamo pensato a "Povere filandere" come ad una ninna nanna per una "Buona notte"
Un altro tema frequentissimo testimoniato in tutte le filande era quello delle percosse.
Esistono parecchi documenti di parroci e sindaci inviati ai prefetti del tempo perchè intervenissero d'autorità in difesa delle ragazze.
Numerose testimonianze sono state raccolte solo in tempi recenti. Il problema è che molto spesso le ragazze non lo raccontavano in famiglia per paura di prenderle anche dai genitori.
Le più tartassate erano le “foreste”, ragazze che lavoravano in filande lontano dalle loro famiglie e facevano ritorno a casa soltanto per il fine settimana.
Dormivano in un locale, la foresteria, appositamente allestito all’interno della filanda pagando un vitto giornaliero e ricevendo due pani alla mattina, polenta e companatico a mezzogiorno e, alla sera, una fondina di minestra.
Faceva loro visita alla sera il parroco per il rosario.
Diverse versioni sono state raccolte di questa canzone lungo tutto il corso del fiume Adda, ricchissimo di filande.
Ascolta
o scarica il file mp3 (3.55 Mb) "Và in filanda, laùra bén"
"Ala matìn bonora si sente söpelàr".
Söpelàr è il rumore tipico degli zoccoli, in bergamasco "sàcoi" o "söpèi". Le filandere portavano gli zoccoli perchè era la calzatura più economica ma, probabilmente, anche la più salutare in quanto, dovendo lavorarare su pavimenti costantemente bagnati, il legno assicurava un ottimo isolamento.
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A la matin bonora
La
mia morosa cara (1)
la fa la filandera
la turna a cà la séra
col scossarìn bagnà
Col scossarìn bagnato
la si sugava gli òchi
vedè sti giovinoti
vederli andà soldà
Vederli andà soldato
vederli andà ala guerra
vedèi cascà per terra
che pena ohi che dolòr
(1)
Canzone antimilitarista inserita nel programma quale testimonianza della grande
diffusione del lavoro di filanda a cavallo fra il 1800 e il 1900. Ne esiste una
verione, raccolta nel bergamasco (Cologno
al Serio) ancora più esplicita nel rifiuto della
guerre: Piötòst che fà 'l soldato - fó l'assassin di strada - la prima s-ciopetada la mi à tradito il cuor.
Mama mia, mi sun stüfa
oi de fà la filerina
'l cal e ‘l póch a la matina
el pruvìn (1) du völt al dì
Mama mia, mi sun stüfa
tüt el dì a fà 'ndà l'aspa
voglio andare in Bergamasca
Bergamasca a lavoràr
El mesté de la filanda
l'è el mesté
degli asasini
poverette quelle figlie
che son dentro a lavorar
Siam trattate come cani
come cani alla catena
non è questa la maniera
ohi di farci lavoràr
Tücc me disen
che sun nera
e l'è el fümm
de la caldéra
il mio amor me lo diceva
de no fà quel brüt mesté
Tücc me disen
che sun gialda
l'è ‘l filùr de la filanda
quando poi sarò in campagna
miei colori ritornerà
(1) Il Cal e il Poch erano prove sulla quantità del filato prodotto. In particolare il Cal si verificava quando la filandera aveva prodotto poco filato rispetto allo scarto accumulato; il Poch invece, pur rispettando la proporzione fra filato e scarto, la produzione oraria della filandera era al di sotto del minimo consentito. Il Pruvìn era la prova di qualità del filato: dopo un certo numero di prove positive, la filandera veniva promossa a Maestra o Mistra. Tutte le prove venivano effettuate sotto lo sguardo vigile del Direttore e dell'Assistente, la "sistènta".
Paisàn càta la föia, paisàn càtan püsé
Che l’è un afari d’or avech i cavalée
Càta la föia, càtan asé
ìnn da la prima i cavalée
la ghe vör vérda mìnga bagnàda
pòrtan a cà öna s'gerlàda
Càta la föia, càtan püsé
ìnn d’la segùnda
i cavalée
Càtala fresca e prega Saiòpp
te gh’avré minga gialdùn e falopp
Càta la föia, càtan püsé
ìnn de la terza i cavalée
marì ‘ncrössiàt in murunéra
te ghe de ‘nnag matina e sera
Càta la föia, càtan püsé
inn de la quarta i cavalée
quan ìnn de quarta dà
buna vöia
cinq volt al dì ghe vör la föia
Ma quàn ‘naran
al bósch a fà la seda
alùra tüt la cà sarà induràda
o quàntu fadigà però, misé (3)
a vént tüt
i galèt quantì danée
Va innanz catà la föia, va innanz càtan pusé
ca l’è un afàri d’ór avèch i càvalée
(1) Saiòpp: San Giobbe, protettore degli allevatori dei bachi da seta.
(2) Gialdùn e falopp: Gialdùn erano i bachi con la malattia detta del "giallume"; le faloppe, o faloppie, erano i bozzoli mal riusciti. Non potevano essere venduti ma, secondo la consuetudine, venivano regalati alle suore che con pazienza riuscivano a ricavarne un po' di seta da vendere.
(3) Misé: Messere, il capofamiglia. Passato nella tradizioe anche come "suocero" in quanto il termine Misé veniva utilizzato soprattutto dalle nuore.
O
donn sèm chi a cantà ‘l Cristé
(1)
de fa ‘ndà bén i cavalée
se me darì un quai uvètt
farem ‘ndà bén i vost galètt
se me darì un palancùn
farem ‘ndà bén anca i marciùn
O feri flagelli che al mio buon
Signore
le carni straziate con tanto dolore
non date più pene al caro mio bene
non più tormentate l’amato Gesù
ferite quest’alma che causa ne fu
O donn sèm chi a cantà ‘l Cristé
de fa ‘ndà bén i cavalée
se me darì un quai uvètt
farem ‘ndà bén i vost galètt
se me darì un palancùn
farem ‘ndà bén anca i marciùn
(1) Secondo il rito detto del "Cristé" i ragazzi del paese, vestiti da chierichetti giravano per i cortili e per le cascine con una croce, entravano nelle stanze destinate all'allevamento dei bachi e, battendo la croce sotto il soffitto, intercalavano strofe di questua con strofe sacre sulla passione del Cristo.
Ala matin bonora
si sente söpelàr (1)
saranno le filére lerà
che vanno a lavoràr
O giovinotti cari
se vulì fare l'amor
andì dalle filére lerà
non sté a vardaga le màn
Non sté a vardaga le mani
non sté a vardaga i culùr
l'è el fömm
de la caldéra lerà
i diss che el ghè fa mal
(1) Söpelar, rumore tipico degli zoccoli, in bergamasco "Sàcoi" o "Söpèi". Le filandere utilizzavano gli zoccoli sia perchè erano le calzature più economiche, ma, dovendo lavorare su pavimenti costantemente bagnati, il legno assicurava un ottimo isolamento.
La nostra
società l'è la filanda
quaranta lazarùn chi me
comanda
se gh’è de la sistènta forastiéra
la manderemo in galera
Gh'el diserémo,
gh'el diserémo
al direttùr
che la sistènta la ‘n và di basso
a fare l'amór
La ‘n và di
basso la ‘n va di basso
a punta di pé
ma per vedere ma per vedere
se ‘l gh'è 'l diretùr
La 'n vör
i sigari, la 'n vör i soldi
la 'n vör i sigari e de fa 'l café
Biondina
carina
non sei più per me
La nostra
società l'è la filanda
quaranta lazarùn che me
comanda
se gh’è de la sistènta forastiéra
la manderemo in galera
(1) Erano i "regali" che venivano richiesti alle filandere per ingraziarsi le Assistenti.
E mi sun chi in filanda
spèti che 'l vègna séra
che 'l mé murùs él vègna
a scompagnarmi
a cà
Accompagnarmi
a casa
accompagnarmi a letto
farem quel sonnelletto
quel sonnelletto d’amor
Bionda bella
bionda
o biondinella d'amor
e tu col timonello (1)
’ndarém pian pian,
bel bello
in sulla riva del mar
Bionda bella
bionda
o biondinella d'amor
(1) Il richiamo ai registri erotico-sessuali è molto frequente in tutta la canzone popolare. Non fanno eccezione le canzoni di filanda.
Póvre filandére
no gh'avrì mai bén
dormerì 'n la pàia
creperì ‘n del fén
Dormerì 'n la pàia
creperì ‘n del fén
póvre filandére
no gh'avrì mai bén
Suna la campanèla
gh'è gna ciàr gna scür
póvre filandére
i pica 'l có ‘n del mür
Povre filandere
gh'è gna
ciàr gna scür
suna la campanèla
i pica 'l có ‘n del mür
(GianPietro Bacis)
In filanda, ‘n zó a la Rèsga
diretùr con le
scarpe bianche
ma 'n dà póche di palanche
töte i aàrie che
i se dà
In filanda, ‘n zó a la Rèsga
direttore con la giachèta
ma dà mia chèl che ma spèta
óhi che ràbia che mi fà
In filanda, ‘n zó a la Rèsga
gh’è riàt öna nöa
sistènta
töte i bale che la ‘nvènta
la sistènta via di qua
A la Rèsga de Üs Sùra
sciùr padrù col sò
folarì
filandére a fà ‘ndà l’aspa
lü l' va ‘n
gir col calessì
L’è ‘ndàcc de la Sèlva
l’è riàt
de la Cavra
la fàcc
la murùsa al Cassinèt
‘l vülìa fa marènda
de fò del basgiòt
e le gha n’à dàcc
ün maseròt
Per fàs perdunà
a l’urare de séna
l'l vulìa portàla al Miranghèt
ma töt de là
de la Pradelada
i è dré
a dequà co la tila serada
Gnamò contét
tra ‘l ciàr
e ‘l fósc
lü i à
menada zó
‘n del bosc
ma le la usàa:
“Ohi Mama curì”
lü l’è scapàt col calessì
Matina via dré
la sciura
contessa
‘ntat che l’è a spass col cagnasì
con sua gran sorpresa
despùss dela
sésa
la gh’à
troàt ol folarì
L’è ‘ndàcc de la Sèlva
l’è riàt
de la Cavra
la fàcc
la murùsa al Cassinèt
l' vulìa fa marènda
de fò del basgiòt
e le gha n’à dàcc ün maseròt
(1) A Osio Sopra esiste, a tutt'oggi la filanda della "Rasica" ex SAOM, Società Anonima Orsi Mangelli, consorella della più famosa OMSA, Orsi Mangelli Società Anonima di Forlì.
(2) Selva, Cavra, Casinèt, Pradelada e Miranghèt: cascine e zone di Osio Sopra.
O mamma mia, tegnimm a cà
O mamma mia tegnìm a cà
o mamma mia tegnìm a cà
o mamma mia tegnìm a cà
che mi 'n filanda
mi 'n filanda mi vöi piö 'ndà
Me dör i pé me
dör i man
e la filanda l'è di vilàn
L'è di vilàn per laurà
e mi 'n filanda mi vöi piö 'ndà
Gh'è giò 'l
sentón ferma 'l rudón (1)
e la filanda l'è la presón
L’è la presun di presuné
E mi in filanda sun stüfa asé
(1) Sentòn e rudòn: Cinghia di trasmissione del movimento sulla grande ruota motrice di tutta la filanda.
Quando sento il primo fischio
il mio cuore comincia a tremàr
e se sbaglio una sola volta
e se sbaglio una sola volta
quando sento il primo fischio
il mio sangue comincia a tremàr
e se sbaglio una sola volta
mè la multa mi tocca pagàr
E la multa che noi paghiamo
l'è la mancia dei direttor
loro 'n fùman le sigarette
sempre ai spall dei lavorator
Fach sü la croce
sü quel portone
che in filandóne
vöi pü andàgh
Fach sü la croce
sü quel fornèllo
che l’ann novèllo
vöi pü andàgh
Fach sü la croce
‘na croce granda
che mi in filanda
vöi pü andàgh
Va in filànda
laùra bén
che la sistènta che la sistènta
va in filànda laùra bén
che la sistènta la mì vuòr
bén
La mì vuòr bén fino a un
cèrto sègn
e poi dopo la ciapa ‘l lègn
la mì vuol bén fino a un cèrto sègn
e poi dopo la ciàpa ‘l lègn
La ciàpa ‘l lègn me la dà süi spàll
óhi a mè e òhi a mè
la ciàpa ‘l lègn me la dà süi spàll
óhi a mè che la mì fa màl
Laurina la
filanda
la si sènt dei gran dolori
la ghè diss al diretore
di lassarla andare a cà
Laurina
entra in casa
la si getta sopra il letto
con le mani giunte al petto
dei dulùr che lée la gà
Torna a casa
la sua mamma
cosa gh'ét o Laurina
sentis só che a me vesìna
vé diró la verità
Tücc i diss
che só 'na fiöla
No, no, no
son maridada
Gó la vera inargentada
Me l’ha data
il diretùr
Non è stato
il muratore
ma l'è stato il diretore
diretùr de la filanda
m'à tradìi questo mio cuor
Fiöle belle fiöle
care
ai diretùr non stè a badaghe
i-è balòss dè prima riga
di tradir la gioventù
i-è balòss dè prima riga
di tradire la gioventù
(Amalia Rodrigues, Alberto Janes)
E' ou nao è que o trabalho dignifica
E assim que nos esplica o rifao
que nunca falha
E' ou nao è que disto toda
a verdade
e que so por dignidade no mundo ninguem trabalha
E' ou nao è que o povo nos
dis que nao
que o nariz nao e feicao seja
grande ou delicado
no meio de cara tem por forca que
se ver
mesmo a quem nao o meter onde nao e chamado
E' ou nao è que un velho que
a rua saia
pensa ao ver a mini-saia este mundo esta
perdido
mas se voltasse agora a ser
rapazote
acharia que o saiote e muitissimo comprido
E' ou nao è bondoca a humanidade
todos sabem que a bondade e que faz ganhar
a ceu
mas a verdade nua sem salamaleque
que tive de aprender e que ai, de mim se nao
for eu
Digam la se e assim
ou nao è
ai nao nao
è
ai nao nao
è
Digam la se è assim
ou nao è
ai nao nao
è
Pois è
Sun maridada prèst per andà pü in filanda
e adèss che g’ó ‘l mari l’è lü che ‘l me cumanda
ciumbalerì lerà l’è un bel
moretto
ciumbalerì lerà e a me mi
piace
ciumbalerì lerà mi dà i
suoi baci
ciumbalerì lerà i baci
dell’amor
Sun maridada prèst per non mangià pulènta
e adèss che g’ó ‘l marì l’è lü che ‘l me cuntènta
ciumbalerì lerà …
Sun maridada prèst per fà fürtüna
e adèss che g’ó ‘l marì g’ó tri fiöö
gió in de la cüna
ciumbalerì lerà ...
Sun maridada prèst per pü mangià lüganigh
e adèss che g’ó ‘l marì l’è lü che ‘l me dà ‘l manich
ciumbalerì lerà …
Sun maridada prèst per pü mangia spinassa
e adèss che g’ó ‘l marì l’è lü che ‘l me ripassa
ciumbalerì lerà …
E lée la va
in filanda
lavoràr lavoràr lavoràr
e lée la va in filanda
lavoràr col suo bel morettìn
E lée la va in stanzètta
fà sü ‘el
lètt fà sü 'l lètt fà sü 'l lètt
e lée la va in stanzètta
fà sü 'l lètt col suo bel morettìn
E lée la va in cantina
cavà 'l vin cavà 'l vin cavà 'l vin
e lée la va in cantina
cavà 'l vin coll suo bel morettìn
E lée la va in soffitta
calcà i mòi calcà i mòi calcà i mòi
e lée la va in soffitta
clacà i mòi col suo bel morettìn
O morettino mio
morirai morirai morirai
o morettino mio
morirai con le pene nel cuor
Andava alla filanda a lavorare
per guadagnarsi il pane col sudore
l’ho vista ieri sera a far l’amore
in compagnia dei marinàr
La gh’à la
bicicletta lunga e strèta
ghe passa l’urtulàn con la carèta
l’ho vista ieri sera andà in
barchèta
in compagnia dei marinàr
Quando ti vedo te
Il paradiso mi par di vedér
Quando ti vedo là
In mezo al
mare mi par di volàr
Aveva gli occhi neri neri neri
la faccia di un bambino appena nato
l’ho vista ieri sera e l’ho baciata
in compagnia dei marinàr
Quando ti vedo te
Il paradiso mi par di vedér
Quando ti vedo là
In mezo al
mare mi par di volàr
Ala Resga con parole e musica di GianPietro Bacis
E' ou nào è con parole di Amalia Rodrigues e musica di Alberto Janes
Arrangiamenti originali di GianPietro Bacis.